Il ciclo di affreschi di Jacopo Guarana

Jacopo Guarana nasce a Verona il 26 ottobre 1720 da genitori veneziani e muore a Venezia il 18 aprile 1808.
Allievo o più esattamente seguace dei modi pittorici del Tiepolo e del Ricci rimane uno dei più interessanti decoratori di palazzi e chiese a Venezia ed in terraferma. Membro dell’Accademia di Venezia fu così famoso da essere richiesto dalle corti di Pietroburgo e Varsavia, ma il Guarana operò quasi esclusivamente in territorio Veneto.

Nonostante la sua intensa attività protrattasi sino a tarda età, “nel dicembre 1807, quasi novantenne, si indirizzava al Principe Eugenio viceré d’Italia, rammentando i suoi meriti e chiedendo un “annuo assegno pel restante de’ suoi giorni” (Fogolari, 1913 p. 264).Jacopo Guarana lavora a Venezia (a palazzo Grassi e Ca’ Rezzonico con il Massari), nella Parrocchiale di Vedelago, a Villa Contarini a Valnogaredo, nella Villa Nazionale di Strà ed a Ca’ Baglioni di Massanzago.È presente a Crespano negli anni 1760-1762 circa, dove è ospite della famiglia Melchiori per tutto il tempo della realizzazione del grandioso ciclo di affreschi commissionatogli dal parroco Don Felice Ziliotto.

Jacopo Guarana, Secolo XVIII (1760-1762), Dipinto Murale, Affresco

Il Trionfo della Croce

Il tondo sopra il presbiterio, luminoso, dai colori caldi, con sfumature leggere e rosate rappresenta il Trionfo della Croce e la Trinità. In uno spazio ristretto il Guarana inserisce più personaggi: Dio Padre, Gesù Cristo, la bianca colomba che rappresenta lo Spirito Santo; i colori più accesi nelle parti esterne e nella rappresentazione della croce sostenuta da angeli (simbolo della crocifissione e quindi della salvezza dell'umanità e del mistero di Dio che si fece uomo) accentuano le tinte tenui della parte centrale per dare un tono ascensionale, una profondità di apertura della materia architettonica evidenziando più piani per dare prospettiva dal sotto in su.

Jacopo Guarana, Secolo XVIII (1760-1762), Dipinto Murale, Affresco

L'Ascensione

L'Ascensione, che occupa la parte centrale della volta, risponde al concetto architettonico del Massari di apertura artificiale del soffitto che sommandosi alla luce delle finestre deve inondare di luce tutto lo spazio interno.

L'affresco, racchiuso in una sobria cornice dorata arcuata nei due lati più corti, può essere vista per il gioco tecnico pittorico da sotto in su e verticalmente: un gioco prospettico per il quale il Guarana era famoso.

I colori concorrono con la loro luminosità e sfumature a definire le diverse parti del racconto che parte dalla sommità del Monte Oliveto dove sono raccolti gli Apostoli con la Vergine. Stupefatti, quasi addolorati, assistono al librarsi di Cristo che su un tripudio di angeli, circonfuso di luci calde e tenui, si innalza per andare a prendere il suo posto alla destra del Padre e la sofferenza degli apostoli e della Vergine è ancor di più evidenziata dal senso di gloria e di trionfo della parte celeste che sembra concludersi (come in un racconto in più parti) nel Tondo della Trinità.

Il tema centrale, il fulcro di tutta la composizione è la figura del Cristo che si fa più piccola e luminosa, che perde ogni cromaticità terrestre per essere trasparenza e luce.

Le Virtù

La luminosità dell’affresco centrale è accentuata dai due affreschi minori inseriti dentro cornici col lato interno arrotondato a compenetrazione materiale e di significato con l’affresco dell’Ascensione.

Essi rappresentano le tre Virtù teologali e le quattro Virtù cardinali il Guarana non è nuovo a questo soggetto, infatti ha rappresentato più volte la glorificazione delle virtù, come a Ca’ Rezzonico, Quinto di Treviso e a Piombino Dese.

C’è un messaggio che l’artista e i committenti (don Felice Ziliotto e i Crespanesi) vogliono sia leggibile, cioè che la rappresentazione delle qualità naturali come il valore, la potenza, la forza, la saggezza o altre, conosciute dall’uomo e da lui esercitate e perseguite assurgono a dimensione morale come: prudenza, giustizia, fortezza e temperanza, e danno all’uomo il giusto equilibrio nella vita. Non a caso, forse, il cronista abate P. Canal ci ha tramandato i nomi delle fanciulle che servirono da modello al Guarana per rappresentare queste virtù: sono una Farolfi, una Brocchi, una Velo e Anna Ogniben nell’effigie della giustizia.

Jacopo Guarana, Secolo XVIII (1760-1762), Dipinto Murale, Affresco

Virtù Cardinali

Le virtù cardinali in quanto naturali, sono espresse con gesti tipici della quotidianità: la donna che si specchia, quasi con civetteria, per vedersi ma anche per vedere dentro di sé, per interrogarsi, è la Prudenza; la Fortezza è raffigurata come una guerriera possente nella sua armatura; il gesto familiare di versare l'acqua da un recipiente all'altro quasi a non eccedere oltre il limite caratterizza la Temperanza; la Giustizia che impugna i suoi simboli, la spada e la bilancia, è quasi un' ammonizione.

Jacopo Guarana, Secolo XVIII (1760-1762), Dipinto Murale, Affresco

Virtù Teologali

Ora l'obiettivo dell'uomo è l'unione con Dio: se il nostro fine ultimo è Dio, noi per desiderarlo dobbiamo conoscerlo (fede) e il desiderio del fine richiede sia la fiducia di ottenerlo (speranza) sia l'amore del fine, perché non si desidera se non una cosa amata (carità).

Così la Fede perfeziona l'intelletto e porta l'uomo ad accettare ciò che deve credere intorno a Dio. Questo tema è rappresentato nell'affresco da una donna che tiene alti la croce e il calice, chiaro riferimento al mistero dell'incarnazione e del martirio di Cristo, così come ricorda il sacramento dell'eucaristia. La Speranza, cioè la fiducia di raggiungere il fine, è resa attraverso l'immagine di una donna che non vacilla, come allude l'ancora che dà sicurezza alla nave nei mari in tempesta. Come non rappresentare la Carità se non proponendo l'immagine dell'amore materno, del bambino che corre incontro alla madre pronta ad accoglierlo amorosamente?

Jacopo Guarana, Secolo XVIII (1760-1762), Dipinto Murale, Affresco

Lunette Monocrome

Le due lunette monocrome una in controfacciata e l'altra sul lato est del presbiterio rappresentano due tripudi di angeli che completano il discorso teologico degli altri affreschi del Guarana.

L'abilità del disegno e il sapiente gioco del chiaroscuro danno rilievo alla plasticità delle figure che appaiono quasi in bassorilievo.

Le Altre Opere d'Arte

Jacopo Guarana, Secolo XVIII (1762-1780), Dipinto, Olio Su Tela

Pala dei titolari

La pala dei titolari della nostra Chiesa, con S. Marco e S. Pancrazio, assieme a S. Pietro e S. Paolo, realizzata da Jacopo Guarana, era originariamente posta sopra l'altare maggiore e racchiusa in una ricca cornice barocca.

Al centro della composizione S. Marco, il santo ufficiale della Repubblica Veneta è rappresentato con i simboli dell'evangelista: sulle ginocchia il vangelo, in mano la penna d'oca, in basso il leone. Ai suoi piedi S. Pancrazio il giovane patrono della nostra prima parrocchiale, martire ai tempi di Diocleziano, è raffigurato con la palma del martirio: la torsione del suo corpo unisce quasi circolarmente la composizione del quadro. S. Pietro, primo pontefice e assieme a S. Paolo, titolare della chiesa di Fonte, matrice della parrocchiale di S. Paolo annessa a Crespano nel 1488, è raffigurato con le chiavi, simbolo della sua facoltà di aprire le porte del Paradiso. Infine S. Paolo è rappresentato con la spada a ricordo della sua attività di persecutore di cristiani ma anche della sua attività di missionario in tutto il medio oriente.

La parte superiore del quadro è occupata da un gruppo di angeli: è il punto di luce che scandisce con toni cromatici diversi più chiari la parte più interna e quasi obliqua della composizione, lasciando ai due santi laterali più scuri nelle loro vesti il compito di sottolineare, con un gioco leggermente prospettico, la profondità dello spazio in cui si inseriscono le figure.

Jacopo Guarana, Secolo XVIII (1760-1762), Dipinto, Olio Su Tela

Deposizione di Cristo dalla Croce

Questa tela, opera di Jacopo Guarana, è posta sopra l'omonimo altare dell'Addolorata. Punto centrale del quadro è il corpo di Cristo dalle tinte livide, un corpo lacerato, abbandonato e sorretto dalla Vergine Maria, la madre. Vicino la Maddalena nella classica rappresentazione con i capelli sciolti e le spalle scoperte a ricordo del suo passato di cortigiana, ha il viso sfigurato da una terribile smorfia di dolore, quasi un grido lancinante, intenso, che contrasta con l'espressione di estremo dolore trattenuto nel volto della Vergine. Al culmine della diagonale S. Francesco di Paola è rivolto verso la croce sorretta da due piccoli angeli, unica nota luminosa in alto a destra. Il paesaggio è partecipe della drammaticità della scena, sottolineata ancor più dalle mani di S. Francesco di Sales, volte a chiedere il perché di tutta questa tragedia.

San Francesco di Paola (1416-1507), asceta e mistico, fu il fondatore dell'Ordine dei Minimi, è ricordato per la sua difesa dei poveri e degli umili.

San Francesco di Sales (1567-1622), vescovo di Ginevra, per tutta la vita lottò contro il calvinismo. Assieme a S. Giovanna di Chantal fondò l'Ordine della Visitazione.

Jacopo Guarana, Secolo XVIII (1770), Dipinto, Olio Su Tela

San Luigi Gonzaga

Quest'opera di Jacopo Guarana è collocata sopra l'altare di S. Luigi, voluto dalla famiglia Melchiori che ne sostenne le spese e davanti al quale aveva la tomba di famiglia. Esso ricorda il dogma dell'Immacolata e due santi della Compagnia del Gesù, nella quale avevano militato alcuni sacerdoti di casa Melchiori.

Al centro la Madonna leggermente distanziata dal contesto è raffigurata come giovanetta nell'esaltazione del suo particolare stato di purezza (sine labe originali concepta) è rappresentata circondata da un leggero ed elegante stuolo di angeli, il piede che calpesta il serpente tentatore e la mezzaluna. L'aureola di stelle al capo ricorda il culto della Vergine: le litanie. Ai lati il Guarana inserisce S. Luigi Gonzaga e S. Stanislao Kostka, due fulgidi esempi di santità e purezza di vita. Queste figure, finemente delineate con elegante movimento delle vesti, sono poste su piani leggermente sfalsati, con l'obiettivo di dare profondità alla scena, profondità esaltata dall' accenno di paesaggio e dalle rocce su cui è seduto un innocente angioletto. L'espressione dei volti, fini e delicati, completano l'atmosfera altamente mistica e spirituale della tela.

Girolamo da Ponte, Secolo XVII (1613), Dipinto, Olio Su Tela

San Francesco coi santi Carlo Borromeo e Antonio da Padova

La tela di Girolamo da Ponte, collocata sopra l'altare di S. Francesco (detto anche di S. Antonio) fu commissionata nel 1613 da Antonio Ceccato e proviene dalla vecchia Parrocchiale di San Marco.

Essa raffigura S. Francesco che in ginocchio sul monte della Verna riceve le stigmate. Nella parte inferiore troviamo S. Antonio da Padova, vestito con il saio e riconoscibile per il giglio e il libro, e San Carlo Borromeo in atteggiamento mistico verso il crocifisso che tiene in mano, contornato dai simboli del suo stato: il pastorale e il cappello cardinalizio.

La scena si apre a destra su un paesaggio minuto in cui si intravedono alberi, la facciata di una chiesa, S. Chiara il tutto sotto un cielo cobalto che vira al rosso.

Tutta la composizione è caratterizzata da una luminosità surrealista, le figure sono allungate e spiritualizzate dal gioco di luce irreale che proviene dall'alto e che mette in risalto solo gli elementi significativi: le stigmate ed i volti mistici.

Paolo Veronesi, Secolo XVI (1550-1588), Dipinto, Olio Su Tela

Madonna in gloria con i Santi Sebastiano e Rocco

Questo importante quadro attribuito a Paolo Veronese (1528-1588) era collocato, nella vecchia parrocchiale, sopra l'altare della Madonna della Cintura; attualmente è inserito nel nuovo altare della stessa Confraternita e rappresenta la Madonna in gloria con San Sebastiano, San Rocco e San Giuseppe.

La scena a sinistra si apre con un tocco naturalistico, dove un boschetto di allori evidenzia le figure di S. Giuseppe e S. Sebastiano, mentre a destra S. Rocco, con ai piedi il cane, si inserisce in una prospettiva architettonica di gusto classico. Tra i due gruppi uno scorcio di paesaggio dà respiro e luminosità a tutta la scena. Sovrasta il tutto la Madonna con il bambino, il viso disteso e sereno, contornata da una fitta schiera di angeli.

Alessandro Maganza, Secolo XVII (1600-1624), Dipinto, Olio Su Tela

La Cena di Emmaus

Tela firmata da Alessandro Maganza (1556-1630) pittore vicentino che, grazie al padre a sua volta quotato pittore, risenti dell'ambiente culturale e artistico vicino a Tiziano, Palladio, Trissino e Cardinal Cornaro.

Le sue opere, numerose nelle chiese e palazzi della terraferma, continuano nei moduli del Veronese e dei Da Ponte.

La Cena di Emmaus, situata in sacrestia, è un imponente rappresentazione del Cristo che si manifesta ai due convitati rinnovando il sacramento dell'Eucarestia. Attorno a questo tema di grande significato religioso si avverte un senso di quotidianità del racconto: si muovono servi e camerieri, in cucina fervono i preparativi per la cena, arde il fuoco, un cane assiste all'avvenimento e sullo sfondo un paesaggio con castello, boschi e montagne.

Questa tela fu assegnata in custodia alla Chiesa di Crespano nel 1839 dal Governo Austriaco assieme ad altre due tele, "Cristo di fronte a Pilato" di Domenico Tintoretto, e "Cristo che battezza un prigioniero" di Alessandro Varotari detto il Padovanino; ora la prima è al museo Crepadona di Belluno e l'altra alle Gallerie dell'Accademia di Venezia dal 1975.

Antonio Molinari, Secolo XVIII (1715), Dipinto, Olio Su Tela

La traslazione del corpo
di San Marco

La traslazione del corpo di San Marco opera di Antonio Molinari (1665-1727) fu eseguita nel 1715 per la vecchia parrocchiale di San Marco.

Rappresenta il solenne ingresso nell' 828 del corpo del martire in una Venezia che sta celebrando la gloria del santo ed anche la propria.

Vescovi, prelati, gentiluomini e il Doge compongono un corteo che sfila in un'affollata piazza, in un tripudio di luci e colori. L'atmosfera festosa è accentuata dal gioco cromatico del baldacchino e dei paramenti, dal blu del cielo e dallo sfondo luminoso delle Procuratie. Il gruppo dei mendicanti e dei gentiluomini inginocchiati sottolinea la figura carismatica di S. Marco, il grande protettore della Repubblica Veneziana e dei Veneziani.

Giuseppe Bernardi, Secolo XVIII (1762), Altare Maggiore, Marmo Bianco Scolpito

Gli angeli dell'altar maggiore

Opera di Giuseppe Bernardi detto il Torretto (1694-1774) i due angeli scolpiti in posizione adorante e di preghiera si collocano in posizione simmetrica ai lati dell'altare e l'atteggiamento delle loro figure converge verso il tabernacolo, punto focale della scena. Il movimento appena accennato della parte inferiore diventa più evidente nella torsione dei busti,nel volgersi contrario del volto e delle braccia, continuando il lieve gioco di spirale sottolineato dal panneggio e dal gioco chiaroscurale delle superfici.

Secolo XV

San Prosdocimo

Questa porzione di affresco quattrocentesco è stata recuperata dalla vecchia parrocchiale nel 1997 su iniziativa della sezione asolana di Italia Nostra, ed è collocato in sacrestia.

Il dipinto raffigura San Prosdocimo, protettore della diocesi di Padova, ed è attribuibile ad un buon autore del XV secolo pur ricalcando moduli iconografici più antichi riconoscibili nell'espressione ieratica dell'immagine e nei paramenti liturgici raffigurati di sapore ancora bizantino.

Antonio Canova, Secolo XIX (1821), Gruppo Scultoreo, Gesso Scolpito

La Deposizione

Questa scultura in gesso, opera di Antonio Canova, (1757-1822) fu donata alla chiesa di Crespano dal Vescovo Sartori Canova, fratellastro del grande scultore, e servi da modello per la fusione in bronzo della "Deposizione", ad opera di Bartolomeo Ferrari, che attualmente è collocata nel Tempio di Possagno. (Il gesso si trova in Gypsotheca)

La scena compattata in una struttura piramidale asimmetrica si svolge all'insegna della più grande drammaticità. I volti e l'atteggiamento della Madonna e della Maddalena esprimono lo strazio e la disperazione per la morte di Cristo, il corpo del quale è abbandonato e inerte. Il Canova si esprime così nel suo miglior linguaggio dove la grande cura della parte estetica e formale si accompagna alla libera espressione dei sentimenti.

Francesco Sartor, Secolo XX (1900-1910), Scultura, Gesso

San Pancrazio

San Pancrazio di Francesco Sartor (1865-1920) rappresenta l'antico titolare della chiesa di Crespano, martire nel 304 sotto Diocleziano. Ricorda la figura di un giovane romano che, quattordicenne, non volle rinnegare la propria fede cristiana e quindi fu decapitato e il suo corpo dato in pasto ai cani: per questo è rappresentato con la palma del martirio ed un cane accanto a lui.

Lo scultore Francesco Sartor di Cavaso fu allievo di Pasino Tonin e del Benvenuti e frequentò l'Accademia di Venezia; le sue opere, sparse in ambito veneto, sono legate a committenze prevalentemente clericali.

san marco
Stefano Serafin, Secolo XX (1900-1910), Scultura, Gesso

San Marco

San Marco, opera di Stefano Serafin (1862-1944), è il contitolare della nostra chiesa, voluto dai Crespanesi perché protettore dello stato veneziano e uno dei quattro evangelisti. È ricordato per la sua opera di cristianizzazione in oriente, fu vescovo di Alessandria dove subì il martirio per strangolamento con una fune. Le sue reliquie si trovano a Venezia, nell'omonima basilica, e il suo simbolo di evangelista è il leone alato, che per quasi 900 anni è stato il simbolo di Venezia.

Stefano Serafin di Possagno studio prima a Bassano, poi all'Accademia di Venezia, dove fu allievo del Dal Zotto. Nonostante i tanti anni di insegnamento di disegno a Montebelluna egli è ricordato come curatore della Gipsoteca di Possagno e appassionato restauratore delle opere canoviane.

Testi di: Francesco Chimenti e Marco Baratto, Sulle Orme dei Nostri Santi, Vedere per Capire (2002) p. 31-45
Foto da BeWeb – Beni Ecclesiastici In Web