Un gioiello storico nel cuore di Crespano, la piccola chiesa di San Pancrazio, considerata la prima parrocchiale del luogo. Di stile romanico, con il rosone e due finestre nella facciata principale, risalente agli albori del XII secolo, conserva intatto il suo fascino secolare. Il campanile, restaurato nel 1800, si erge fiero nel panorama circostante. All’interno, custodisce un crocifisso ligneo del Quattordicesimo secolo, testimone silenzioso di secoli di devozione e storia.
Presso di essa il parroco di Crespano aveva la canonica anche quando la funzione di chiesa principale era S. Marco. Solo con la costruzione del Duomo la canonica passò all’attuale sede.
Attualmente è la chiesetta del cimitero.
In età altomedievale assume senz’altro funzione parrocchiale la chiesa di San Pancrazio, posta sulla sommità di un colle appena più a nord-est di S. Michele e attuale cappella cimiteriale. La fondazione risalirebbe al secolo XI e l’impianto dell’edificio attuale, certamente non originario, è frutto di successive trasformazioni e ricostruzioni a partire dal XII secolo. Un tempo nella barchessa, che ad est delimita il cimitero ed è attigua la chiesetta, i parroci hanno la propria canonica.
Nell’ipotesi che i cicli santorali testimonino effettivamente una determinata epoca storica, il titolo di S. Pancrazio (vittima adolescente della persecuzione di Diocleziano) ne farebbe dedurre l’origine nel periodo bizantino-ravennate (VI secolo d.C.), prima della discesa dei Longobardi e forse come filiale di Sant’Eulalia.
Non sono insoliti analoghi titoli orientali per altre parrocchiali, esistenti o demolite, distribuite ai piedi del Grappa: si pensi a S. Cassiano a S. Eulalia; S. Severo a Semonzo; S. Andrea a Borso e a Fietta, S. Vitale nel monastero entro la valle ora chiamata S. Liberale e al Paveion di Cavaso, S. Apollinare ad Asolo.
Nella sua collocazione e nel suo orientamento si ritrovano gli elementi comuni ad altre chiese del Pedemonte: l’aspra posizione, sopra dirupi o colli accessibili solo da un lato e ben difendibili, e l’abside per consuetudine rivolta ad oriente, secondo il modulo delle primitive chiese cristiane del Pedemonte. La facciata rivolta sull’unica ed ombrosa stradina che conduce al paese è di essenzialità tipicamente ‘campestre’; al portone d’ingresso si affiancano, alzandosi, due finestroni rettangolari ed un piccolo occhio al centro del timpano, che è completato da una leggera croce sul colmo.
L’aula oscura, soggetta in alto alla regolare successione di possenti capriate in legno ricoperte da travetti e tavelle a disegni triangolari, custodisce sul pavimento le lapidi tombali di alcune famiglie che hanno contribuito alla costruzione dell’odierna parrocchiale (qui sono collocate alla fine dell’800, quando nel Duomo viene rifatto il pavimento) e conduce con uno scalino all’altare, privo oramai del vecchio crocifisso ligneo del ‘400.
Sui fianchi dell’abside due lapidi commemorano il conte Filippo Canal (1811-1904) e il parroco Leandro Ruaro (1812-1857); sulla parete nord altre lapidi ricordano parroci di rilievo come Valeriano Manfrotto e Bernardino Zanella. Sul lato a sud un’acquasantiera in pietra a testa d’angelo si affianca ad un portoncino che conduce al cortile dinnanzi al vecchio campanile; su questa parete sono riconoscibili le sembianze del-l’aspetto passato, con delle vecchie finestre centinate e una porta ora murate.
Quando era ancora parrocchiale, la chiesetta era dotata di tre altari: l’altare maggiore di S. Pancrazio, nell’attuale collocazione; l’altare della Madonna del Covolo e di fronte l’altare di S. Filippo Neri, appartenuti alle omonime confraternite. Sull’altare della Madonna del Covolo, secondo testimonianze, è collocata una pala di Jacopo dal Ponte, il Bassano, raffigurante la Vergine Maria con i SS. Rocco e Sebastiano.
Nell’ottocentesca area cimiteriale è possibile notare la tomba-monumento equestre della famiglia Rossi, che con Giovanni (1830-1882) e il figlio Giuseppe, sommo auriga (1852-1910), è protagonista del mondo del trotto europeo; il busto di Giuseppe ricopre la tomba dominando il bassorilievo in cui è trasfigurata la storia dell’ippica dall’origine al loro tempo.
Testi di: Gianfranco Andreatta, “Per Conoscere Crespano del Grappa – La storia, i luoghi, le opere” (2002)
Duomo:
Sab 18:30 (prefestiva)
Dom 9:45; 18:30 (festiva)
Santuario Madonna del Covolo:
Lun, Mar, Mer, Gio e Ven 16:00
Sab 16:30 (prefestiva)
Dom 8:30; 10:45; 16:30 (festiva)
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