La Chiesa di San Paolo del Lastego

É una delle più antiche chiese dell’alto trevigiano. Di influenza patavina, intitolata a S. Paolo apostolo, oggi sopravvive integra lungo la sponda occidentale del Lastego nel sud del paese, a dimostrare quanto si sia estesa fin sotto il Grappa la pieve/plebs di Loreggia, da cui è dipesa certamente fino a fine ‘200 (1297), prima di diventare filiale della pieve di Fonte (1330).

Essa fa capo a un insediamento che nel 1314 figura quale regula (comune) de Sancto Paulo de subtus Crespanum nel perimetro civile di Fonte: si tratta di una realtà rurale e artigianale che, nell’assetto amministrativo e sotto il profilo economico, gravita sul torrente Lastego e si presume comprenda un’area piuttosto eterogenea oggi riconoscibile: sulla sponda ovest il colmello di S. Paolo, le case Sgionfet, Baiocchi, su quella est la Cengia, il colmello Formin, la località Vidi. I due lembi abitativi sono congiunti da un ponte di pietra, rimaneggiato più volte per le piene del torrente, che mette in comunicazione trasversalmente le due direttrici viarie, in direzione nord-sud, sulle sommità dei lati del torrente.

Nel 1481 la regula si incorpora con quella di Crespano con un atto civile in cui si dichiara che “tutti li soprascritti di S. Paolo si sono uniti per i nomi… con quelli di Crespano per sempre, et in perpetuo fino che durerà il mondo cominciando al presente per sempre mai: et questi due communi siano un solo insieme unito sempre et in perpetuo tanto al bene quanto al male”.

Nel 1488 S. Paolo è incorporato con Crespano anche in una parrocchia della diocesi di Padova: il pre’ Nicolao conserva il titolo e le rendite vita natural durante, salva rinuncia volontaria, Artefice dell’incorporazione è il crespanese Ludovico Campana, che sa sfruttare con opportunismo la sua amicizia con il vescovo di Treviso, Nicolò Franco, allora delegato pontificio per l’intero territorio della Serenissima.

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Il Campana – va ricordato – rappresenta a Crespano un ciclo secolare (tra secondo ‘500 e metà ‘600) di parroci tra loro imparentati che, grazie alle consuetudini dei tempi, riescono a mantenere in famiglia il beneficio parrocchiale, a volte, come in questa occasione, esten-dendolo.

Simile nei lineamenti architettonici alle chiese di S. Pancrazio e S. Andrea di Fietta, S. Paolo risulta, nel confronto con esse, particolarmente addolcita per le dimensioni modeste, riproponendo la tipologia romanica integrata con umiltà ed equilibrio all’ambiente campestre.

La facciata, rivolta ad ovest, rialzata con il suo sagrato da alcuni gradini rispetto alla via di transito che la unisce al resto del paese, ha un ingresso ligneo, due finestre ai lati e un occhio nel centro del timpano; sul lato nord il campanile fa corpo unico con l’aula e si dissolve silenziosamente tra i rami dei pini.

All’interno una raccolta aula rettangolare, soggetta ad un tetto con capriate in legno e tavelle in cotto come da tradizione, preannuncia il pregevole altare ligneo del 1613 che fu già posto, con dedicazione a S. Francesco, nelle precedenti parrocchiali. Lo anima una pala raffigurante la Madonna con il Bambino e San Paolo tra i sacerdoti e i fedeli. Nel fondo dell’aula si trova una graziosa acquasantiera in pietra.

Testi di: Gianfranco Andreatta “Per Conoscere Crespano del Grappa – La storia, i luoghi, le opere” (2002)