Le opere del Santuario Madonna del Covolo

In occasione dell’Anno Mariano 1987-1988, per volere del Rettore e su sollecitazione di tanti fedeli, il Santuario della Madonna è stato sottoposto ad una serie di lavori che lo hanno restituito al culto ben definito nelle sue componenti originali. In particolare per quanto riguarda l’affrescatura interna. È così tornato al primitivo splendore come era stato concepito, tra il 1804 ed il 1809, su disegno del Canova e successivamente, per le decorazioni e le pitture, all’inizio di questo secolo. I colori sono diafani, delicatissimi e ben intonati al catino della cupola decorata a cassettoni. Gran parte delle pitture sono opera del sacerdote Don Demetrio Alpago, da Colle Umberto di Vittorio Veneto, che faceva della sua arte, attraverso le immagini, i colori e le forme, un mezzo catechistico. Il suo intervento nel Santuario del Covolo avvenne tra il 1903 ed il 1905. Le sue raffigurazioni sono un chiaro esempio della medievale bibbia dei poveri, sussidio pratico per istruire i fedeli sulle verità religiose.

Per produrre una completa e competente descrizione delle Opere d’Arte che ornano il Santuario del Covolo, ci si avvale di una «Breve sintesi storico-artistica» redatta nel 1976 dal dott. Umberto Andolfato per conto dell’Arciprete di Crespano Mons. Aldo Pesavento…

Autore Ignoto

Affresco sul frontone e chiaroscuri posti nell'atrio del santuario

"Guardando la facciata, sul frontone triangolare del peristilio si nota l'affresco raffigurante l'apparizione della Vergine ad una pastorella che conduce le pecore al pascolo. Alla base si leggono queste parole: 'Hicabitabo, quoniam elegi eam' (qui abiterò perché ho scelto questo luogo). Sotto l'atrio sostenuto dalle otto colonne di stile ionico, a destra e a sinistra della iscrizione collocata sopra la porta maggiore d'ingresso, sono dipinti due chiaroscuri che rappresentano due simboli della Vergine tolti dalla Bibbia e precisamente: Assuero con Ester ai piedi e Abigalle che presenta le vivande a Davide. Non si conosce con esattezza l'autore di queste decorazioni che probabilmente vennero eseguite nei primi tempi dopo l'ultimazione del Santuario. L'iscrizione dice: 'Deo Summo, Sacrum Eius Que Virgini Matri, Patriae Paesidio, A Maioribus Positum, Grata Posterorum Volontate, Decentius Amplificatum, A.R.S. MDCCCIX.' (Questo Tempio, Sacro al Sommo Iddio ed alla Vergine Madre di Lui, a presidio della Patria, venne edificato dagli antenati, e dalla riconoscente volontà dei posteri più decentemente ampliato, nell'anno della Riparata Salute 1809). Il portale di noce dell'ingresso è opera del crespanese Fermo Scudo.

Demetrio Alpago, Secolo XX (1905), Dipinto Murale, Affresco

Gloria di Angeli

All'interno, nella cupola della rotonda (diametro metri 13) il dipinto 'Gloria di Angeli' è opera del pittore sac. Demetrio Alpago. La decorazione a cassettoni è pure dell'Alpago...

Carlo Vendramin, Secolo XX (1902), Dipinti Murali, Affreschi

Misteri Gaudiosi, Misteri Dolorosi, Misteri Gloriosi

Mentre quella della parte inferiore è del pittore Carlo Vendramin di Quinto (Treviso) con gli angeli verso la valle che rappresentano i 'Misteri Gaudiosi', quelli verso la montagna i 'Misteri Dolorosi' e quelli sopra la porta principale i 'Misteri Gloriosi'. I quattro altari costruiti attorno alla rotonda sono dedicati rispettivamente a S. Giovanni Battista, al S. Cuore di Gesù, a S. Agnese e S. Monica, a S. Giuseppe. Le pale che ornano tre di questi sono di Stefano Serafin da Possagno e precisamente: «Il Battesimo di Gesù>> sull'altare di S. Giovanni Battista, «S. Agnese e S. Monica» sull'omonimo altare e «Il transito di San Giuseppe» sull'altare dedicato a questo santo. È opera invece di Giovanni Lorenzoni da Bassano la pala denominata il «S. Cuore di Gesù>> che orna lo stesso altare. (Queste pale sono state rubate il 22.12.1976, con esclusione del transito di S. Giuseppe, e quindi sostituite con altre di minor valore.)

Demetrio Alpago, Secolo XX (1905), Dipinti Murali, Affreschi

Santuario del Covolo, Natività di Maria, Ordini Religiosi Mariani

Nel coro, dopo le quattro colonne pure in stile ionico che to separano dalla rotonda, volgendo lo sguardo in alto a sud si può ammirare l'affresco dell'Alpago che riproduce il Tempio completo visto dalla valle, con la Vergine che benedice Crespano tutta raccolta ai piedi del suo Santuario. Pure nel coro altri lavori dello stesso Alpago rappresentano la «Natività della Vergine», forse il suo capolavoro, e simboli intesi ad illustrare quattro Ordini Religiosi Mariani: i Domenicani, i Serviti, i Carmelitani, i Trinitari.

Demetrio Alpago, Secolo XX (1903-1905), Sculture, Metallo, Terracotta Dipinta

S. Giuseppe, S. Gioacchino, S. Zaccaria e S. Giovanni Battista

Sono altresì lavori dell'Alpago, oltre la decorazione del soffitto, anche la cornice che corre attorno, nonchè gli stemmi agli angoli, riguardanti Papa Pio X, la nobile Famiglia Canal, il Vescovo Sartori-Canova e il Cardinale Callegari. Pure le quattro statue in terracotta, ubicate agli angoli del coro e raffiguranti S. Giuseppe, S. Gioacchino, S. Zaccaria e S. Giovanni Battista vengono attribuite a D. Demetrio Alpago.

Autore Ignoto, Statua: Secolo XVII (1600-1649), Scultura, Legno Intagliato, Dipinto. Altare: Secolo XIX (1845-1850)

Altare della Vergine, Madonna del Covolo

L'altare della Vergine, o altare maggiore, un tempo era quello medesimo della vetusta demolita Cappella ed era ornato da quattro statue di marmo di Giuseppe Bernardi da Pagnano.

Purtroppo nel terribile crollo del venerdì santo del 1845 (succeduto a quello non meno disastroso del 1819), quando l'enorme masso sporgente che sovrastava la sagrestia e il coro franò completamente travolgendo giù nella valle e la sagrestia e il coro e l'altare con il simulacro della Vergine, tutto andò irrimediabilmente in rovina: solamente la statua della Vergine rimase prodigiosamente intatta, come attestano vecchie memorie.

Autore Ignoto, Secolo XVII (1650-1699), Sculture, Marmo Bianco Scolpito

S. Anna e S. Elisabetta

Dopo i lavori di restauro e di ripristino prontamente eseguiti, ai lati dell'altare furono collocate le due statue di gesso di ignoto autore che si vedono attualmente e che raffigurano Sant'Anna e S. Elisabetta.

Tutti i lavori e le decorazioni dell’Alpago e di Vendramin e in genere le opere di maggiore rilievo, vennero eseguite intorno al primo decennio di questo secolo, come confermano le marmoree iscrizioni. (I banchi e le sedie sono dono di una famiglia crespanese).

Nel 1913 infatti il Santuario venne solennemente riconsacrato dal Vescovo di Padova. A ricordo dell’avvenimento, fra la rotonda e il coro nella parte destra, venne posta la seguente scritta: «Templum – in honorem B. Mariae Vir- ginis – piorum aere – hoc novissimo decennio – Refectum Amplificatum Exornatum – Alojsius Pellizzo Ep. Pat. – Solemni ritu consecravit – VIII I. D. Sept. A. D. MCMXIII.» (Tempio in onore della B. Maria Vergine, col- l’obolo dei buoni, in questo ultimo decennio, rifatto ampliato ornato, Luigi Pellizzo, Vescovo di Padova, con solenne rito consacrò, addi 8 sett. 1913).

Di fronte, sulla parete di sinistra, nel 1916, venne collocata quest’altra iscrizione in italiano: «Questo antico Tempio, su disegno del Canova riedificato nel 1809 e per cura del suo zelantissimo Rettore D. Pietro Prevedello, dalla munificenza del nob. Filippo Canal e dei Parrocchiani ampliato nel 1905, ideandone la nuova forma i benemeriti architetti crespanesi Augusto Zardo e Guido Favero, da S. E. Mons. Luigi Pellizzo Vescovo di Padova venne elevato alla dignità di Santuario con tutti i diritti privilegi preminenze canoniche, il 25 marzo 1916, il popolo crespa- nese, mentre terribile divampa la guerra europea, invocando Maria Regina della Pace, riconoscente pose. 7 Maggio 1916».

Infine il giorno 8 settembre 1923 la statua della Vergine venne solennemente incoronata. A ricordo di questo nuovo avvenimento venne murata la seguente iscrizione: «VIII I. D. Sept. MCMXXIII – Petrus Card. La Fontaine-Venet. Patriarcha – Amplissim. Praesulibus-Tarvisii Belluni et Feltriae – Adsistentibus-Frequentissimo Populo Christiano Plaudente – Taumaturgam Deiparae Imaginem-Capituli S. Peter De Urbe Nomine Auctoritate-Gemmis Auroque Corona-Redimivit».

(Addi 8 settembre 1923, Pietro Card. La Fontaine, Patriarca di Venezia, presenti gli ecc.mi Vescovi di Treviso, Belluno e Feltre, plaudente numerosissimo popolo cristia- no, la taumaturgica immagine della Madre di Dio, in nome e per delegazione del Capitolo di S. Pietro in Roma, con aureo gemmato diadema, incoronò).»

Testi di: Antonio Tino Scremin, Il Santuario della Madonna del Covolo (1988) p. 34-43
Foto da BeWeb – Beni Ecclesiastici In Web